aprile 12, 2008

GRAZZANO VISCONTI E I SUOI FANTASMI

Posted in COSE LONTANE, IL MONDO DELLE CITTA', MALINCONIE URBANE tagged , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , a 9:52 PM di biaraven

 

 

 

Chi di voi, dovesse aggirarsi nella provincia piacentina, potrebbe imbattersi improvvisamente nel passato e come in un perfetto salto nel buio, potrebbe trovarsi di fronte ad un borgo dall’architettura del tutto insolita, in perfetto stile trecentesco.

Un ultimo borgo medievale ritrovato? Purtroppo no! Si tratta di un vero e proprio “falso storico”. Il suo nome sostiene il “gioco”, Grazzano Visconti, sembra provenire dal passato e racchiudere in sé una parvenza di nobiltà.

In verità, si tratta della mirabile opera del conte Giuseppe Visconti di Vimodrone, che ha voluto ristrutturare totalmente un piccolo paese di modeste case arroccate intorno ad un castello secolare, ormai in uno stato di avanzato degrado.

L’impatto decisamente anacronistico, che si prova addentrandosi tra le vie del borgo, è sicuramente piacevole.

La mente della rinascita di Grazzano è l’architetto Alfredo Campanili, che ha saputo magistralmente riportare il castello ad un nuovo splendore.

Venne eretto alla fine del 1300 e prima del restauro decisivo, subì diversi tentativi fallimentari di ristrutturazione, fino a che venne ridotto ad una sorta di rudere usurpato da contadini.

Oggi invece, nella sua nuova veste, è rinato come emblema di un mondo antico recuperato e calato nella modernità. Non tutto però può essere ricostruito o restaurato. Non tutto può essere riprodotto, neanche da un genio umano…

Dalle pieghe dell’antichità, posso riemergere avvenimenti, cancellati , relegati ai margini, ma che se pur sbiaditi, sono in grado di rimpossessarsi del presente ed imporsi nella contemporaneità.

L’opera di Visconti e Campanili, per quanto meravigliosa, attribuisce al “borgo moderno” un ruolo di palcoscenico teatrale per un unico indiscusso protagonista, il castello che con i suoi secoli sulle spalle, si veste di una sacralità, di cui un borgo contemporaneo non può fregiarsi.

Infatti, i fantasmi e le anime dannate, vagano e si rinchiudono in quei luoghi, che hanno attraversato i secoli uscendone ancora vivi e pronti a supportare il “carico mitologico”, appartenente a queste figure, così ricche di mistero.

Il castello di Grazzano, non viene meno al suo impegno “storico” ed infatti diviene garante

delle verità nascoste di queste zone…

Proprio nelle prossimità del centro del borgo, oltre la siepe, si può scorgere una statua curiosa dalle modeste dimensioni, una piccola donna paffuta, con braccia corte e dal volto combattuto tra felicità goliardica ed un sottile velo di tristezza: il suo nome è Aloisa.

Si tratta del ritratto di una giovane donna, che disegnò sé stessa tramite la mano di una sensitiva, per contatto medianico, durante una seduta spiritica.

La leggenda afferma che, durante il medesimo incontro, la donna raccontò le sventure che le accaddero mentre era in vita. Ciò le consentì, attraverso la catarsi dell’anima, di risorgere da una sorta di “damnatio memoriae”, nella quale era stata rinchiusa sino a quel giorno.

La giovane sposa dal nome Aloisa, venne tradita dal marito, capitano dell’esercito e per questo perì fino a morire. Da quel momento, spirito inquieto, vaga per i lunghi corridoi del castello e attraverso il borgo.

Spirito nondimeno “burlone” è noto anche per i suoi atteggiamenti decisamente poco delicati: capita spesso che schiaffeggi le donne, soprattutto se si “permettono” di visitare il castello in compagnia del proprio fidanzato o marito…

La tradizione vuole infatti che i visitatori, per adulare lo spirito, portino omaggi alla statua, che in cambio darà protezione a tutti loro, ma soprattutto alle innamorate.

Questo ha fatto si che Aloisa, per le sue sventure terrene e per i benefici che regala alle donne “in amore”, sia diventata una sorta di San Valentino al femminile.

 

Il fantasma di Grazzano quindi, “esiste” realmente oppure si tratta di una mera trovata pubblicitaria, considerato che in fondo tutto il borgo è, a tutti gli effetti, un falso storico?

Tuttavia, è sufficiente aggirarsi per le vie del paese, parlare con la gente, per accorgersi che Aloisa è qualcosa di più di una semplice trovata turistica.

Si respira nell’aria un senso di attesa, di speranza, che qualcosa si renda manifesto… in fondo Aloisa fa parte del modus  vivendi degli abitanti di laggiù.

Ci sono state nel corso dei decenni anche vere e proprie indagini approfondite, ci sono stati giornalisti che sarebbero pronti a testimoniare che, durante sopralluoghi, si sono verificati fatti insoliti…

La domanda è sempre la stessa, in queste situazioni: verità o suggestione?

Questo non spetta a noi decretarlo, di certo atmosfere surreali come queste non lasciano indifferenti neppure i più scettici e certamente consentono ai sognatori di volare…quindi, a cosa serve scoprire LA VERITA’?